Se ci si ritrova spesso e non troppo volentieri a dover fare utilizzare il proprio Mac ad amici e parenti sapere come fare per proteggere una cartella contente informazioni di una certa rilevanza è sicuramente molto importante.
Forse non tutti lo sanno ma sfruttando uno strumento incluso di serie su OS X è possibile proteggere una cartella su Mac in men che non si dica. Andiamo quindi a scoprire che cosa bisogna fare per poter proteggere una cartella su Mac.
Ricordare alla perfezione tutte le password che ogni giorno vengono utilizzate per accedere a social network, siti internet, servizi online e chi più ne ha più ne metta può essere davvero difficile. Tenendo conto di ciò prendere nota delle password impiegate può risultare utile al fine di evitare di andare incontro ad eventuali dimenticanze. In una situazione di questo tipo sapere come codificare una password può tuttavia essere molto importante.
Considerando il fatto che le password sono una cosa estremamente personale e che specie se appuntate è bene tenerle lontano da occhi indiscreti codificarle è fondamentale. Ma come fare per codificare una password? Semplice: è sufficiente utilizzare l’ottimo LockCrypt, un software gratuito per Windows, Mac e Linuz che permette di salvare tutte le proprie password in un database criptato ed accessibile solo mediante l’inserimento di una password di autenticazione.
Ci sono situazioni in cui cercare di nascondere specifici file e cartelle da eventuali occhi indiscreti può essere sicuramente molto utile, specie nel caso in cui si tratti di informazioni sensibili. Un ottimo sistema per nascondere file e cartelle consiste nel creare una partizione nascosta sul proprio PC.
Una partizione nascosta è una partizione che risulta accessibile solo ed esclusivamente tramite l’immissione di una password ed in cui è possibile custodire senza alcun tipo di problema tutti i propri file più preziosi. Per creare una partizione nascosta è possibile ricorrere all’impiego dell’ottimo software Secret Disk per sistemi operativi Windows.
Sta facendo molto discutere questa scelta operata dal social network più famoso al mondo, addirittura Marc Rotenberg, direttore esecutivo della Electronic Privacy Information Center, ha detto che questo modo di operare di Facebook va contro la tutela della privacy.
Il problema sorge nel caso in cui, per diverse ragioni, dobbiamo scrivere questo messaggio su uno spazio pubblico, come ad esempio Twitter, ma vogliamo che sia solo il destinatario a conoscere il contenuto del messaggio. In questo caso, quindi, possimo utilizzare Encodor, un servizio che consente di trasformare il nostro messaggio in un codice decifrabile solo attraverso un’apposita password.
Già qualche tempo fà, infatti, vi avevamo parlato dei proxy, un utilissimo servizio presente in rete che “filtra” il nostro accesso ai siti internet, cosicchè chi andrà a curiosare troverà soltanto l’accesso ai suddetti proxy, con conseguente impossibilità di scoprire, nel dettaglio, i siti che abbiamo visitato.
Una volta scaricato e installato il software ci verrà richiesto di scegliere e digitare una password d’accesso, assolutamente indispensabile affinchè terze persone non accedano a quei file che intendiamo mantenere strettamente riservati.
Ma questo delle registrazioni è solo una delle tantissime ipotesi in cui dobbiamo fornire il nostro indirizzo e-mail che, dopo qualche mese, inevitabilmente, iniziarà ad essere colmo di inutile e noiosa spam.
Per evitare di dover cambiare indirizzo ogni due mesi possimo servirci di Whspr, un utilissimo servizio gratuito da utilizzare tutte quelle volte in cui dobbiamo necessariamente fornire il nostro indirizzo e-mail ma non siamo tanto certi della sicurezza del sistema in cui stiamo per andare ad inserirlo oppure in tutti quei casi in cui abbiamo bisogno di essere contattati via e-mail ma non vogliamo fornire il nostro reale indirizzo.
Da una foto, infatti, è possibile risalire al tipo di fotocamera utilizzata per scattarla, alla data dello scatto, e a numerose altre curiosità che, sebbene non si abbia nulla da nascondere, è comunque legittimo non volerle condividere con persone estranee.
Per rintracciarvi, infatti, non solo Google avrà bisogno del vostro esplicito consenso ma voi stessi potrete decidere il vostro grado di rintracciabilità decidendo, ad esempio, di condividere l’esatto luogo in cui vi trovate oppure soltanto la città. E’ possibile, inoltre, scegliere di condividere la propria posizione soltanto con determinati contatti.
Ovviamente, una richiesta di amicizia proveniente da nostra madre o dal nostro capo non è facilmente rifiutabile poichè potrebbe avere conseguenze poco gradite. Una soluzione, però, esiste e ad offrircela è proprio facebook.
In modo simile, inoltre, tantissime persone possono visualizzare le varie connessioni riuscendo facilmente a scoprire, ad esempio, i siti che sono stati visitati o le persone con si è comunicato tramite chat.